Palazzo Ordelaffi

Attuale sede municipale

Sala del Popolo e Sala Quadri visitabili in orario d'ufficio (lun-ven : 7.30-13.30 / mar-giov : 14.00 – 17.00).

Il Palazzo Municipale fu costruito da Pino I Ordelaffi quando si impadronì di Bertinoro nel 1306, cacciandone i guelfi.

Le otto massicce colonne in stile bizantino e romano di sasso locale risalgono ad un periodo precedente al XIV secolo, mentre la tramatura muraria è composta da materiale residuale. Si ritiene, infatti, che la costruzione del Palazzo sia avvenuta utilizzando materiale proveniente da edifici preesistenti. Mentre le merlature ghibelline sono opera del restauro in stile neomedievale operato dall’architetto Cesare Bazzani nel 1934.

Al piano nobile due sale: Sala del Popolo, per le riunioni cittadine, e Sala della Fama, meglio conosciuta come Sala Quadri perché al suo interno si conserva il ciclo delle tele dedicato alla storia di Bertinoro opera del pittore Antonio Zambianchi (1748-1780).

Di particolare pregio è il quadro del marchigiano Francesco Podesti (1800-1895) intitolato Stamira incendia le macchine all’assedio di Ancona che si trova all'interno dell'Ufficio del Sindaco.

Sotto al loggiato, nel 1921, in occasione del 600°anniversario della morte di Dante Alighieri, è stata posta una epigrafe che riporta i versi del canto XIV del Purgatorio che ricordano Bertinoro e la sua gente.

In particolare...

Palazzo Ordelaffi è il custode delle memorie civili e storiche di Bertinoro. Anche se restaurato negli anni Trenta del Novecento, il palazzo mantiene intatto il suo fascino medievale. Nel suo nome porta la memoria degli indomiti Ordelaffi, signori di Forlì e di Bertinoro, fra i primi a offrire rifugio a Dante Alighieri e che per tutto il XIV secolo si opposero al ritorno della Romagna sotto il governo dello Stato della Chiesa.

Qui lo spungone, grazie alla sua scabra bellezza utilizza i giochi di luce quasi per disegnare la facciata del palazzo e la sua imponente torre civica. Il suo colonnato, con i capitelli in stile barbarico, simboleggiano l’irrinunciabile volontà di bellezza dei bertinoresi. Palazzo di bellezza e simbolo di irrinunciabile libertà, difeso a denti stretti anche quando i vescovi avrebbero voluto abbatterlo per lasciare spazio alla Cattedrale di Santa Caterina d’Alessandria.

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