Samuele Vitali

Cipresso di Francesca

Grazie a Dante, è ormai nota a tutti la tragica storia di Francesca Da Polenta, che il sommo poeta descrisse nel V Canto dell’Inferno, noto anche come il Canto di “Paolo e Francesca”.

“Agile e solo vien di colle in colle / quasi accennando l’ardüo cipresso. / Forse Francesca temprò qui li ardenti occhi al sorriso?”

Giosuè Carducci nella sua Ode alla chiesa di Polenta scrive questi versi in onore di Francesca, considerata dallo scrittore come una figura mitica, una nuova eroina virtuosa e coraggiosa, musa e simbolo del trionfo della bellezza e, allo stesso tempo, della vittoria della libertà contro le ingiustizie e le oppressioni.

Un mitico cipresso ancora oggi sorge su uno dei poggi nei pressi di Polenta (il colle di Conzano), dove la tradizione vuole che spesso Francesca vi salisse in romantica contemplazione.

L'albero originale, distrutto da un fulmine il 21 luglio del 1898, fu sostituito da un nuovo cipresso che Carducci ripiantò nell'ottobre dello stesso anno. Nella larga fossa predisposta per la piantumazione, venne anche costruita una piccola arca in cui fu posto un tubo metallico contenente una pergamena che riportava le seguenti parole: "26 ottobre 1898. Ripiantato l'antico cipresso dell' Ode a Polenta".

Nel 1944 il cipresso fu fatto saltare in aria dalle truppe tedesche per spregio, durante la ritirata dalla Linea Gotica. Per questo Aldo Spallicci, intellettuale e antifascista, volle ripiantare il cipresso come segno di rinascita dell'Italia repubblicana dopo il ventennio di dittatura fascista.

L'attuale cipresso è stato messo a dimora dal Prof. Roversi Monaco nel 1994, mentre era Magnifico Rettore dell'Università di Bologna, in occasione dell'avvio delle attività universitarie in Romagna.

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